In ricordo di Mauro Vittorio Zanotta
È prematuramente scomparso a soli 46 anni l'amico Mauro Vittorio Zanotta, deceduto in un tragico incidente sciistico sulle nevi del Monte Bianco. Vittorio — preferiva farsi chiamare col suo secondo nome — era nato a Laino, in provincia di Como, nel 1963 e aveva studiato da geometra. Si era appassionato di astronomia sin dall'infanzia e questo l'aveva portato a essere un astrofilo completo: autocostruttore di telescopi, assiduo osservatore, sempre aggiornato sulle ultime novità in campo scientifico. Mi è difficile ricordare quante notti abbiamo trascorso insieme, spesso in luoghi sconosciuti del comasco, a fare osservazioni: lui a caccia di comete e io a cercare supernovae. Si trattava di due attività effettuate rigorosamente con metodi visuali e che quindi richiedevano molta concentrazione. Per questo eravamo soliti defilarci, quando si prevedeva un gran flusso di gente sul campo, ripiegando su piazzole più tranquille. A volte, però, tornavamo a casa con la coda tra le gambe, perché il tempo era stato inclemente (a metà degli anni '90 non era certo facile come oggi ottenere previsioni meteo attendibili), ma eravamo comunque soddisfatti di esserci incontrati, se non altro per scambiare qualche battuta, parlare di esperienze passate e di progetti futuri.
Zanotta è stato lo scopritore indipendente della cometa oggi ufficialmente nota come C/1991 Y1, individuata il 23 dicembre 1991 nel campo di un piccolo riflettore autocostruito da 15 cm (il suo diretto...concorrente era stato l'americano Howard Brewington del New Messico che tuttavia operava con un 40 cm (onore dunque al nostro Vittorio!): non era una cometa vistosa — al momento della scoperta appariva come un batuffolo di 9ª grandezza — ma era la sua cometa e soprattutto, la prima scoperta italiana dopo oltre 40 anni! Una giusta ricompensa dopo tante notti di assidue osservazioni avvenuta quasi alla vigilia di Natale: quasi certamente è stato l'unico astrofilo a permettersi un regalo del genere. Il passaggio al perielio è avvenuto alla fine di gennaio 1992, ma anche allora era molto difficile riuscire a scorgerla a occhio nudo.
Ritornerà la cometa Zanotta? Pare proprio di no, dal momento che i calcoli dei parametri orbitali hanno fornito un'eccentricità pari a 1,00006; è posta quindi su un'orbita leggermente iperbolica (quasi indistinguibile da una parabola, ma egualmente aperta). D'altra parte, è noto che le comete sono corpi celesti talmente leggeri che prima di perdersi per sempre nelle profondità dello spazio potrebbero subire lievi perturbazioni gravitazionali da parte di altri oggetti più massicci — come asteroidi o pianeti nani non ancora scoperti e situati ai confini del Sistema Solare — tali da mutarne, sia pur impercettibilmente, i parametri. Sarà dunque compito degli astronomi dei secoli a venire dirimere la questione.
Mi sembra doveroso, a questo punto lasciare la parola a Stefano Pesci, anche lui grande amico di Vittorio e col quale, in gioventù, era accomunato dall'interesse per le stelle variabili:

La cometa Zanotta fotografata da R. Parisio
«Vorrei farvi partecipi di alcuni pensieri su Vittorio, un amico mio coetaneo, col quale condividevo la passione per l'astronomia.
Conobbi Vittorio nel 1981 al Circolo Astrofili di Milano, entrambi astrofili alle prime armi o quasi. Persona schiva e riservata, aveva iniziato a manifestare assieme a me l'interesse per le stelle variabili e la collaborazione con l'AAVSO. Il decano dell'epoca al Circolo di Milano, Sandro Baroni, divenuto poi grande amico di Vittorio, instradava aspiranti astrofili all'osservazione di queste stelle; d'altronde erano luminose, visibili da Milano e per noi giovani "spatentati" ciò voleva dire osservare da casa. Vittorio abitava vicino a casa mia, per cui erano frequenti le...spedizioni sui nostri reciproci balconi di casa. Lui abitava in un piano alto, con un bell'orizzonte basso; io, invece, ero esposto a E e W. Insomma, a seconda della stella e della stagione ci giocavamo i "siti" osservativi. Ricordo una sera a casa sua, a osservare una variabile bassissima sull'orizzonte, con il suo telescopio che sbucava dalla finestra del suo bagno e il treppiede piazzato strategicamente tra WC e bidet...Poi il mercoledì del Circolo a condividere le osservazione con il "grande saggio" Sandro Baroni. Vittorio era meticoloso, puntiglioso, preciso; io giocavo più sulla quantità. C'era sempre un decimo di magnitudine che ci divideva e Sandro confermava quasi sempre il "decimo" di Vittorio.
Vittorio era anche un autocostruttore. Se non parlavamo di osservazioni si discuteva di materiali e progetti di telescopi. Per me costruire i telescopi, almeno i primi, era un discorso di assi di legno, qualche vite ed un po' di pazienza; tanto l'importante è l'ottica che si acquista. Per Vittorio era innanzitutto un progetto, considerazioni sull'isostaticità della struttura, scelta metodica del materiale (c'è legno e legno).
Poi i nostri interessi astronomici si divisero. Io cominciai a cercare le supernovae e lui a osservare e poi cercare le comete. Non ricordo cosa fece scattare in lui la passione per le comete, forse la Halley, di cui una volta mi mostrò un disegno di suo nonno. Fatto sta che divenne un grande osservatore cometario e soprattutto un cacciatore di successo. Cercare le comete, e trovarle, è veramente opera degna della massima pazienza e del massimo rigore. Il 99,9% delle volte si torna a casa con nulla, avendo scandagliato la zona di cielo più foscosa ed inquinata (le comete si cercano visualmente vicino al sole, subito dopo il tramonto o poco prima dell'alba), aree di cielo dove a malapena si vedono oggetti Messier. C'è bisogno di un orizzonte basso, quindi non tutte le postazioni vanno bene. Bisogna concentrarsi, quindi, gli star party non solo indicati. Insomma, attività ingrata...


Io e Vittorio (a dx accanto al suo binocolone) in una località della Valle d'Aosta. Sullo sfondo si vede il Cervino.
Vittorio, per cercare le comete, si era costruito un piccolo newton da 15cm f/5, montato su una colonna trasportabile. Il pregio dello strumento era che l'oculare stava sempre alla stessa altezza, indipendentemente dal puntamento. Infatti, l'oculare corrispondeva al perno di altezza della montatura alt-az, e per bilanciare il tubo, il contrappeso si proiettava verso il cielo. Con due maniglie, il telescopio si muoveva in azimut, per cui la visione notturna era quella di un ufficiale di un sottomarino che scandagliava l'orizzonte alla ricerca del "nemico". E il buon Vittorio trovò ben due "nemici". Nel novembre del 1990, se non erro il mese, fu scopritore indipendente della cometa Tsuchiya-Kiuchi, soffiatagli per poche ore.
Mi ricordo che per lui fu una delusione e per giorni ragionammo sul momento preciso della sua scoperta e come avessero fatto al Bureau a non considerare la sua scoperta indipendente come una normale co-scoperta. Poi, circa un anno dopo, finalmente la sua scoperta ufficiale: la cometa Zanotta-Brewington.
Nel novembre del 2000 a Vittorio, Andrea Boattini e Maura Tombelli dedicarono l'asteroide #14568 1998 OK da loro scoperto anni prima.
Caro Vittorio, questa sera, mentre scrivo su questi ricordi
[19 maggio 2009, nda], il tuo amico Piero Mazza è al Passo del Giovà. Ti dedicherà la notte, mentre vaga fra le sue galassie»

E a me, in chiusura, non resta che aggiungere: Caro Vittorio, se veramente esiste un paradiso degli astrofili che tu possa contemplare per l'eternità quel meraviglioso cielo stellato – che qui sulla Terra stiamo inesorabilmente perdendo – con tutte le future comete che andranno periodicamente a solcarlo. Ciao.

In onore di Vittorio l'asteroide 1998 OK è stato denominato 14568 Zanotta (v. pagina Wikipedia).

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