L'astronomo Paolo Maffei (1926-2009) Lo scrittore e antiquario inglese Horace Walpole, vissuto nel XVIII secolo, aveva coniato una parola che solo da pochi decenni ha fatto ingresso nei dizionari inglesi: serendipity.
«Questo termine trae la sua origine da un racconto veneziano del Rinascimento, nel quale si narra di tre principi di Serendip [nello Sri Lanka] alla ricerca di cento versi contenenti il segreto di un fluido capace di uccidere tutti i mostri marini. Essi trovarono solo pochi frammenti della formula magica ma, nel corso di questa ricerca, compirono numerose altre scoperte inattese dovute semplicemente al fatto che stavano cercando qualcosa. Serendipity, dunque, non equivale a "caso" o "fortuna", o meglio non soltanto a questo, ma a scoprire, attraverso l'incidente e la sagacia, cose che non si stavano cercando. È evidente che tutto ciò avviene quasi sempre quando si percorre una strada nuova o comunque poco frequentata, seguendo un nuovo itinerario o usando una nuova tecnica».
Con queste storiche parole l'astronomo italiano Paolo Maffei, scomparso nel 2009, aveva introdotto la scoperta di due nuove galassie, narrandola in un celebre best-seller degli anni Settanta: Al di là della Luna, scritto con un linguaggio semplice e avvincente, ma nello stesso tempo scientificamente rigoroso e che ha contribuito ad avvicinare non poche persone al meraviglioso mondo dell'astronomia, sia professionale, sia amatoriale.
Le galassie Maffei hanno la particolarità di essere molto brillanti nell'infrarosso, perché sono prospetticamente situate nel piano della Via Lattea, ove è marcato l'assorbimento per opera delle polveri. Se consideriamo che l'occhio non è sensibile alle radiazioni infrarosse (altrimenti non si chiamerebbero così!), ma neppure all'estremità rossa dello spettro ottico in condizioni di basso illuminamento, potremmo legittimamente dedurre che queste galassie siano totalmente invisibili all'indagine visuale.
Le cose, tuttavia, non stanno proprio così, almeno per Maffei 1, che seppur molto debolmente, è individuabile in un telescopio da 25 o 30 centimetri e se ci domandiamo il perché la risposta è, in verità, molto semplice. Le galassie sono costituite prevalentemente da stelle e queste ultime, come noto, hanno uno spettro di emissione continuo. Se andiamo a vedere la curva di emissione di una stella come il Sole, ci accorgiamo che presenta una tipica forma a campana; si avrà, cioè, un picco di emissione, che nel caso del Sole cade nel giallo, come si conviene a un corpo con temperatura di 6000°K, ma sarà comunque presente una certa quantità di radiazione prima e dopo questo picco. Di fatto, il Sole può essere studiato su una vasta gamma dello spettro elettromagnetico: emetterà sicuramente molta più luce visibile di quanto emetta raggi ultravioletti o X, ma questi ultimi non mancheranno. Lo stesso avverrebbe per una sorgente infrarossa: se il picco di emissione non è ovviamente visibile, tuttavia l'estremità destra della planckiana — così si chiama la curva di cui stiamo parlando — cadrà in una regione dello spettro accessibile all'occhio.
A questo punto i visitatori possono divertirsi a calcolare tramite la semplicissima relazione fornita dalla legge di Wien, dove cade il picco di emissione di una sorgente a una certa temperatura, supposto che, in prima approssimazione, questa emetta come un corpo nero:
λ = 0.29 / T
dove λ è la lunghezza d'onda in centimetri e T la temperatura in gradi Kelvin.
Tuttavia nel caso delle Maffei il discorso è diverso. Ci troviamo infatti di fronte a galassie che brillano nell'infrarosso unicamente perché le polveri galattiche, che sono per lo più trasparenti a queste lunghezze d'onda, bloccano la maggior parte della luce visibile. In pratica ciò che osserviamo è la parte sinistra della curva e non quella di destra.
La plaga celeste con le galassie Maffei
Stando così le cose dobbiamo innanzitutto dire che se i nostri occhi fossero sensibili agli infrarossi, Maffei 1 ci apparirebbe forse più brillante della Nebulosa di Andromeda! Purtroppo dobbiamo contentarci di ciò che ci ha fornito madre natura e la cosa migliore da fare è innanzitutto esaminare una dettagliata ⇒ cartina che ci permetta di arrivare tranquillamente sul bersaglio.
La zona di cielo che dobbiamo considerare, in Cassiopea, presso il confine di Perseo, è abbastanza nota agli astrofili, soprattutto agli appassionati della fotografia a largo campo, perché qui sono presenti alcuni complessi nebulari che, se poco appariscenti visualmente, sono invece spettacolari in molte immagini a colori come quella pubblicata; in questa è riportata la posizione delle due evanescenti galassiette: Maffei 1 è una macchiolina dai contorni abbastanza definiti, mentre Maffei 2 appare solo come un piccolo puntino a ridosso della barretta gialla. Dicevamo che la prima delle 2 è visibile anche in un telescopio ottico amatoriale; si faccia tuttavia attenzione al fatto che l'osservazione di questa già debole galassia viene in parte confusa dalla presenza di alcune stelline di campo situate proprio a ridosso del nucleo, fra cui ne spiccano 4 poste come un piccolo parallelogramma regolare. In questi casi conviene utilizzare uno strumento da almeno 30 o 40 cm., spingere gli ingrandimenti attorno ai 200 e impiegare la visione distolta; in questo modo diventa facile notare una piccola chiazza lattescente estesa per circa 45 secondi in mezzo alle numerose stelline presenti; in visione diretta è infatti difficile distinguere da queste il piccolo nucleo quasi stellare dell'oggetto.
Di tutt'altro tenore è invece Maffei 2, vera sfida anche per dobsoniani da 40 cm; sino a qualche mese fa ero a conoscenza di un'unica osservazione visuale di questa galassia effettuata da Franco Bertucci di Milano che l'ha trovata incredibilmente facile! Pare, infatti, che la vera difficoltà risieda più che altro nel riuscire a distinguerla dalle stelline di campo, in quanto presenta un nucleo puntiforme circonfuso da un tenuissimo alone pressoché invisibile; questo nucleo dovrebbe essere all'incirca di magnitudo 15 e quindi, in condizioni di buon seeing, perfettamente alla portata di un 40. La conferma è effettivamente avvenuta durante una notte bellissima con ottimo seeing e trasparenza: impiegando 380x e fissando una stellina situata a ~ 40'' NE sono riuscito a coglierla, seppure di sfuggita.
Le due galassie Maffei
L'emissione infrarossa delle galassie Maffei si può facilmente vedere confrontando le 3 immagini ottenute nelle diverse parti dello spettro e mostrate in ⇒ figura; si noti in particolare come Maffei 2 sembra virtualmente scomparsa sulla lastra ripresa in luce blu! Elaborando successivamente con Photoshop le varie immagini — e a titolo di pura curiosità — si sono quindi ottenuti i risultati mostrati nella figura qui a destra.
Interessante poi è l'immagine ripresa da Stefano Pesci al suo osservatorio di Promiod (AO) con una Starlight Xxpress SXWH9; l'ottima risposta spettrale della camera permette di catturare facilmente le due galassie (vedi).
Pur essendo vicine, le galassie Maffei non appartengono al Sistema Locale, ma bensì a un piccolo gruppo a sé stante, distante circa 8 milioni di anni luce al quale appartiene anche la debole
IC 342 nel Camelopardalis (per saperne di più clicca ⇒
qui).