Combinazione di immagini nel visibile e nei raggi X del
resto di SN 1006 realizzate dallo HST e da Chandra
(© NASA / ESA)
Tra il 30 aprile e il 1° maggio del 1006 è apparsa, nella costellazione del Lupo, una supernova galattica estremamente brillante, tanto da rendersi visibile in pieno giorno per alcune settimane dopo la sua comparsa. Se si esclude la Luna si può affermare che è stato l'oggetto più luminoso del cielo notturno, con una magnitudo stimata attorno a -7.5.
L'evento è stato registrato da diverse località del pianeta, dall'Egitto alla Cina, dall'Iraq al Giappone. Anzi, si deve proprio al medico e astronomo egiziano Ali ibn Ridwan al-Misri vissuto tra il 988 e il 1060 la descrizione forse più accurata del fenomeno che è successivamente confluita nel
Tetrabiblos di Tolomeo. In questa, tra l'altro, si legge che la nuova stella era circa 3 volte più grande del "disco" di Venere e una luminosità pari a un quarto della Luna! È ovviamente facile, in tali circostanze, lasciarsi prendere un po' la mano e lavorare di fantasia: se infatti l'egiziano si riferiva alla Luna piena — che ha una magnitudo di -12.5 — la supernova avrebbe dovuto brillare di magnitudo -11 (più o meno la grandezza del nostro satellite durante il primo o l'ultimo quarto). Bisognerebbe dunque sapere a quale fase si riferiva, tanto più che all'inizio del fenomeno (calendimaggio, appunto) si era attorno al novilunio.
Che si fosse comunque trattato di una stella insolitamente brillante è confermato anche dai monaci amanuensi dell'abbazia benedettina di S. Gallo (capoluogo dell'omonimo cantone nella Svizzera nord-orientale), i quali concordavano altresì sulla sua posizione in cielo. Eppure mancano curiosamente le testimonianze di osservatori dell'emisfero australe, nonostante abbiano avuto la supernova praticamente sopra la loro testa! Ma anche nei lunghi secoli successivi sembrava che nel mondo astronomico l'evento fosse caduto nell'oblio per lasciar posto ad altre due supernovae storiche: quella del 1054, osservata da Tycho Brahe, e quella del 1603 osservata da Keplero.
il Parkes Radio Telescope
L'interesse verso la supernova del Lupo si è riaccesa nel 1965 quando gli astronomi, utilizzando il Parkes Radio Telescope di 64 metri sito nel Nuovo Galles (Asutralia) e completato nel 1961, individuarono una debole radio sorgente in corrispondenza della zona dell'esplosione dove nel 1976 è stato individuato un piccolo guscio in espansione. L'oggetto, noto come
PKS 1459-41, si trova alle seguenti coordinate:
05h02m08s, -41°57'. Tuttavia è stato appena pochi anni fa che l'astronomo Frank Winkler esperto di supernovae è stato in grado di calcolarne la distanza, determinando la luminosità della supernovacon un certo grado di precisione. Dallo spostamento doppler che la nebulosa mostra lungo la nostra linea di vista, l'astronomo del Middlebury College ha potuto calcolarne la velocità di espansione; ma una volta nota quest'ultima è abbastanza facile calcolare quanta strada ha effettivamente percorso nello spazio in circa 1000 anni, una volta che se ne è misurata la dimensione apparente. I risultati ottenuti hanno così fornito una distanza di circa 7200 anni luce.
E la luminosità? Altri studi avevano già suggerito che si era trattato di una esplosione tipo Ia che, com'è noto, vengono spesso utilizzate come candele standard, dal momento che tutte quelle osservate in galassie esterno ricalcano con una certa fedeltà la medesima curva. Ebbene, combinando i dati relativi alla luminosità intrinseca con quelli della distanza si è potuto calcolare una magnitudo apparente compresa tra -7.9 e -7.1. Se desiderate osservare in cielo un oggetto di tale luminosità potete solo sperare in un bolide (ce se sono anche di più brillanti!) oppure nel flare di un Iridium.