Chioma di Berenice
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Può capitare che i nomi delle costellazioni che ammiriamo nelle notti serene si rifacciano a episodi realmente avvenuti in un remoto passato e che finzioni poetiche a essi ispirate li abbiano poi coloriti con toni vividi e talvolta cruenti. Tale è, per esempio, il caso della principessa egizia Berenice che sarebbe stata sacrificata sull'altare per impetrare dagli dèi la vittoria dell'esercito del suo Paese; gli dèi, accettata l'offerta, l'avrebbero poi trasportata in cielo, trasformando in stelle la sua bella chioma aurea.

Ritratto di Berenice della pittrice veneziana Rosalba Carriera (1675-1757)
L'avvenimento storico è in realtà un poco diverso. Figlia di Maga, re di Cirene, e della figlia del re di Siria Antioco I, Berenice nacque attorno al 265 a.C. ed ereditò il trono del padre dal 258 al 247. Nel 246 andò sposa a Tolomeo III Evergete, cui portò in dote la Cirenaica. Quando questi intraprese la guerra contro Seleuco, re di Siria, Berenice, come voto per il felice ritorno dello sposo, offerse ad Afrodite le sue lunghe trecce dorate che depose nel tempio della dea a Zephyrium (presso l'odierna Mersin, in Turchia). Ma il giorno dopo le chiome erano scomparse e spettò al matematico e astronomo di palazzo Conone di Samo placare l'ira della coppia regale, affermando che la dea si era sentita così onorata del dono della sposa che aveva deciso di trasportarne le lunghe trecce in cielo, ove tutti potevano ammirarle. Contemporaneamente, l'allora poeta di corte Callimaco secondò la fantasia dell'astronomo con la composizione di un'elegia dedicata alla fanciulla e tradotta poi in latino da Catullo.
La Chioma di Berenice, costellazione primaverile di 386 gradi quadrati, più che dalle sue stelle principali prende il nome da un vasto ammasso aperto, alquanto insolito, facilmente visibile a occhio nudo e che in alcuni cataloghi celesti è riportato come Melotte 111. Si faccia tuttavia attenzione a non confonderlo con il cosiddetto Ammasso della Chioma che si riferisce invece a un vasto agglomerato di galassie molto distanti situato nella stessa costellazione, ma a una decina di gradi ENE dal centro di quello che stiamo considerando.
La Chioma di Berenice, nel complesso, non si può certo considerare una costellazione appariscente se pensiamo che le tre stelle più brillanti — Alfa, Beta e Gamma — sono soltanto di 4ª grandezza. Le prime due sono doppie; Alfa è formata da 2 stelle bianco-gialle di magnitudine 5,1 (che sommate fanno un astro di 4,35), separate da appena 0",6! È una vera sfida riuscire a sdoppiarla, non tanto per le dimensioni dell'obiettivo da impiegare (un buon 20 centimetri sarebbe già sufficiente all'impresa), quanto per la drastica limitazione imposta dall'atmosfera, i cui effetti, come abbiamo già avuto modo di notare in casi analoghi, si ripercuotono negativamente sul seeing che raramente si abbassa sotto il secondo d'arco. Segnaliamo questa stella perché è uno dei rari casi di binaria con orbita vista di taglio: le componenti, cioè, non paiono ruotare nel tempo, ma oscillare.
Beta è invece costituita da una primaria di classe spettrale GO accompagnata da una debole stellina di 10ª. Misurazioni effettuate nel 1907 davano una separazione di 1,5 primi con angolo di posizione di 250 gradi.
Gamma è la stella più luminosa di Melotte 111, al quale, con ogni probabilità, appartiene solo prospetticamente; è una gigante arancione luminosa quanto la Alfa, distante 170 anni luce e una 40-ina di volte più brillante del Sole.
Come si può vedere dalla cartina sopra riprodotta, queste 3 stelle tutto sommato si rintracciano facilmente in cielo perché sono equidistanti e poste ad angolo retto secondo le direzioni N-S ed E-W.

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