È una bella doppia formata da due componenti di colore bianco-giallo, identiche come spettro e luminosità, con massa di una volta e mezzo quella del Sole e temperatura superficiale di 7000 gradi (quella della nostra Stella è di 5800 gradi). La distanza dal Sistema Solare è di 32 anni luce, vale a dire 10 parsec; ciò significa che il valore della magnitudo assoluta coincide praticamente con quella relativa. Le due stelle presentano un periodo di 169 anni, ma data la relativa vicinanza al Sistema Solare, nonché la loro orbita fortemente eccentrica è possibile seguire annualmente, anche con strumentazione amatoriale, purché di un certo livello, il reciproco e rapido avanzamento al periastro avvenuto attorno alla metà del 2005. Se infatti tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90 fa la coppia era ancora facilmente risolvibile in un piccolo rifrattore da 60 mm, nel 2005 la separazione ammontava sì e no 0.4 secondi d'arco, un valore decisamente inferiore al potere risolvente della maggior parte dei telescopi amatoriali, e anche in considerazione del fatto che il seeing raramente scende al di sotto di 1 secondo. Quest'ultimo valore è stato raggiunto nel 2007 e sono attualmente in continuo e costante riallontanamento. L'immagine pubblicata mostra il moto reciproco delle componenti in circa 160 anni.
La duplicità di Gamma Virginis venne scoperta nel 1689 dal missionario gesuita indiano Jean Richaud. Fu successivamente riscoperta da Bradley, Pound e Cassini tra il 1718 e il 1720, ma la prima misurazione precisa dell'angolo di posizione venne effettuata da W. Herschel nell'autunno del 1781. Grazie alla velocità orbitale delle componenti, gli appunti di W. Herschel permisero al figlio John il calcolo dell'orbita vera e propria, al punto da poter effettuare previsioni precise sull'avvento del periastro, quando le componenti sono distanti non più di 30 secondi. Al tempo in cui questo si era verificato — parliamo del 1836 — soltanto il rifrattore Dorpat impiegato da Struve era in grado di riconoscerne la duplicità! All'apoastro, invece, la distanza può superare i 5 secondi, ma, fatti gli opportuni conti, bisognerà attendere attorno al 2090.
Dopo aver raggiunto quella minima nel dicembre del 2004, attualmente (siamo negli anni '20 del III Millennio), la distanza delle componenti è poco inferiore ai 3 secondi d'arco, e pertanto solo gli astrofili delle future generazioni potranno godere nuovamente del migliore spettacolo offerto durante le decadi passate.
Riadattato da Nuovo Orione, "Stelle e Profondo Cielo" (Maggio 2003)