L'associazione Perseus III in un'immagine di Glem LeDrew L'agglomerato stellare che circonda Alfa Persei è perfetta- mente visibile da cieli suburbani e già in un modesto binocolo appare molto disperso; tuttavia non si tratta di un raggruppamento casuale, ma costituisce un'importante associazione stellare conosciuta come Perseus III (meno nota è invece l'altra denominazione, vale a dire Melotte 20, che ne rappresenta propriamente la parte più interna); queste associazioni sono formate prevalentemente da stelle azzurre appartenenti alle prime classi spettrali e sono quindi molto giovani e calde. Come abbiamo accennato parlando del Perseus, Mirfak appartiene all'associazione che conta una sessantina di componenti e ne è di fatto il membro più brillante, ma essendo molto massiccia si sta già evolvendo al di fuori della sequenza principale del gruppo: il suo spettro è infatti F5 ed è quindi una stella giallastra.
Contrariamente a quanto si sarebbe tentati di credere, l'associazione Perseus III non appartiene al Braccio di Perseo, ma bensì a quello di Orione, detto anche Braccio Locale, in quanto anche il Sistema Solare ne fa parte. Ricordiamo che quelli di Perseo (più esterno), Orione e Sagittario (situato all'interno) sono i primi 3 bracci della Galassia i cui tronconi osservabli in ottico sono stati faticosamente ricostruiti dagli astronomi del passato, a partire dall'opera pionieristica di W. Herschel sui conteggi stellari e quindi prima dell'avvento delle osservazioni radio; queste ultime hanno poi permesso ai radioastronomi di ricostruire l'intera struttura spirale della nostra galassia, compresa la barra centrale (vedi l'immagine nella quale il quadratino giallo indica la posizione del Sistema Solare). Più correttamente l'associazione appartiene alla cosiddetta Cintura di Gould, già descritta da J. Herschel (figlio di William) e successivamente da B. Gould da cui prende il nome. Appare in pratica come un anello di gas punteggiato di stelle brillanti che fa il giro completo del cielo e che interseca la Via Lattea all'altezza della Croce del Sud con un angolo di 17 gradi. Nella realtà è un disco ellittico di 750 per 450 parsec centrato sulla costellazione del Toro e che nel nostro emisfero si estende grosso modo dall'Aquila a Orione.
Perseus III ottenuta col programma Perseus Ci si potrà chiedere, a questo punto, perché parliamo di associazione piuttosto che di ammasso aperto. Il motivo è semplice: esistono sostanziali differenze tra gli ammassi aperti, o galattici, e le associazioni, sistemi stellari scoperti solo nel 1947 dall'astronomo armeno Ambartsumian. Innanzi tutto le dimensioni: un ammasso aperto si estende solitamente per meno di una decina di parsec, mentre il diametro di un'associazione può ammontare a svariate centinaia di parsec; in secondo luogo c'è il numero delle stelle che lo costituiscono: un ammasso galattico, specie se ben nutrito, può raggiungere anche le 1000 unità, mentre un'associazione raramente arriva a contare 100 componenti; vi è inoltre la collocazione in seno alla galassia: gli ammassi tendono a concentrarsi nel disco, mentre le associazioni prediligono i bracci a spirale. Ma la differenza forse fondamentale consiste nella densità della materia all'interno del sistema: se, cioè, in un ammasso aperto si ha mediamente la presenza di una stella ogni 4 o 5 parsec cubici — per i più poveri — o addirittura di un centinaio di stelle per parsec cubico — per i più concentrati — nelle associazioni la media è di una sola stella ogni 100 parsec cubici! E questo conduce inevitabilmente al fatto che le interazioni gravitazionali fra i membri di un'associazione non sono in grado di bilanciare l'azione del campo gravitazionale dell'intera galassia. Si tratta, in altri termini, di sistemi stellari instabili destinati a disgregarsi in un lasso di tempo relativamente breve (su scala cosmica, s'intende). L'esame delle componenti radiale e trasversale del moto proprio delle stelle di Perseus III conferma quanto stiamo dicendo ed è stato calcolato che questo, circa 4 milioni di anni fa, avesse le fattezze di un oggetto simile alle Pleiadi e quindi apparentemente molto più compatto.
Da ultimo occorre ricordare l'importanza della scoperta delle associazioni, in quanto esse costituiscono uno dei principali supporti osservativi relativi alla continua formazione stellare nelle galassie a spirale: come in un armonioso ciclo perenne, nuove stelle nascono dalle ceneri di altre morte precedentemente, talvolta in modo violento; una grande quantità di elementi sempre più pesanti viene così eiettata nello spazio interstellare e grazie a questi si è reso possibile lo sviluppo della vita sul nostro pianeta.
Da Nuovo Orione, "Stelle e Profondo Cielo" (Aprile 1996)