Il francescano L. Kemble (1922-1999) Se capita spesso che vi siano numeri di catalogo non associati con oggetti ben definiti, può talvolta verificarsi il contrario, vale a dire che casuali raggruppamenti di stelle sembrino magari veri e propri ammassi aperti. Tale è il caso di quel piccolo gruppo relativamente compatto situato poco più di 1' ESE di χ Draconis, una stella bianco-gialla di magnitudo 3.5 (se volete individuarlo facilmente al binocolo cercatelo a metà strada tra la Polare e la testa del Drago). È un gruppo a dire il vero e molto povero e a differenza dei veri ammassi aperti il numero totale delle componenti non sembra aumentare significativamente aumentando l'apertura dello strumento o gli ingrandimenti; oltretutto un alto ingrandimento tende a disperderlo nel campo dell'oculare facendogli così perdere la sua identità. La miglior visione si ha senza dubbio nei binocoli oppure nei piccoli telescopi a ingrandimenti modesti, come mostra l'immagine in basso a destra.
L'asterismo come apparirebbe in un piccolo telescopio con 2° di campo. Il nord è in alto. Negli anni '80, quando ancora agli albori della mia attività amatoriale non sapevo di cosa si trattasse, gli avevo dato un nome, in verità poco fantasioso: Cluster 1 (di fatto non è stata l'unica volta in cui mi ero imbattuto in curiosi asterismi: un altro di questi, Cluster 2, si trova in Ercole ed è anch'esso facilmente visibile in un cercatore come un piccolo gruppo irregolare di una dozzina di componenti disposte grosso modo da NW a SE e con un'estensione di un paio di gradi). Oggi, con l'avvento di numerosi e più sofisticati atlanti sia cartacei, sia elettronici sappiamo che ha un nome suo, Kemble 2, anche se non è riportato sulla prima edizione dell'Uranometria che tutt'ora utilizzo; è invece segnato sulla seconda edizione, così come è presente nel database del Megastar, lo storico e tutt'ora validissimo atlante elettronico che utilizzo spesso per programmare le mie osservazioni. Il Millennium Star Atlas riporta invece tutte le componenti, lasciando però il gruppo nell'anonimato.
L'oggetto prende ufficialmente il nome da Lucian Kemble, un frate francescano, nonché noto astrofilo canadese, nato nel 1922 nella provincia dell'Alberta e scomparso nel febbraio del 1999, il quale aveva scritto su quest'oggetto un articolo mai pubblicato; Kemble era stato operatore radio durante la Seconda Guerra Mondiale ed era stato ordinato nel 1953 dopo 7 anni di studi filosofici e teologici. Membro della RASC (Royal Astronomical Society of Canada) per oltre 27 anni, aveva lavorato col Celestron 11 di Monte Byers situato nel ricovero del convento di S. Michael nelle praterie canadesi. Il suo interesse principale in astronomia era rivolto all'osservazione di oggetti deepsky dei quali ne aveva disegnati e/o annotati circa 5500. Ma coltivava anche altri interessi, fra cui la musica, la fotografia e la lettura.
Kemble 2 è costituito da 6 o 7 stelle principali e a seconda di com'è orientato ricorda una piccola "w", tant'è che l'astronomo e divulgatore Philip Harrington nel suo libro The Deep Sky era stato indotto a definirlo The Little Queen, ossia "La Reginetta". È tuttavia probabile che sia unicamente un raggruppamento casuale di stelle situate a distanze differenti: i moti stellari sono infatti distribuiti secondo direzioni indefinite. In un piccolo telescopio da 10 cm a una 30-ina di ingrandimenti le stelle più brillanti appaiono quasi tutte di una tonalità giallo-dorata.
Da Nuovo Orione, "Stelle e Profondo Cielo" (Ottobre 1998, Luglio 2005, Luglio 2010)