È una piccola costellazione di 256 gradi quadrati popolarmente conosciuta col nome di Piccolo Carro. Il nome dell'asterismo risale a Talete, perché anteriormente i popoli semitici la denominavano "la coda del cane"; ma qualcosa a che vedere con l'amico dell'uomo lo ebbe certamente anche nella mitologia greca, in quanto se è vero che l'Orsa Maggiore rappresentava la ninfa Callisto amata da Zeus, l'Orsa Minore sarebbe stata il suo cane, pure eternato in cielo dal re degli dèi.
Sicuramente meno appariscente del Gran Carro, il Piccolo Carro è noto principalmente per Alfa Umi, la Stella Polare, il fulcro del movimento di tutti gli astri che conferisce al nostro cielo settentrionale l'aspetto di una ruota gigantesca che si muove lentamente in senso antiorario. La Polare è importante perché la sua altezza sull'orizzonte determina con ottima approssimazione la latitudine del sito osservativo, per cui veniva largamente impiegata nella navigazione prima dell'avvento dei dispositivi satellitari.
Immagine inflazionata di tracce attorno alla Polare
Osservata al telescopio, la stella, di seconda grandezza e di un colore giallognolo caratteristico, mostra una debole compagna di nona situata a poco più di 18" di distanza. È dunque una doppia, anche se dal 11004, anno in cui W. Herschel effettuò le prime misure, alla metà del nostro secolo la variazione dell'angolo di posizione è stata di soli 4 gradi. Se, pertanto, la compagna ruota effettivamente attorno alla principale, il suo periodo di rivoluzione dovrebbe ammontare a svariate migliaia di anni! Dalle misure dei moti propri e delle velocità radiali le due stelle sembrano effettivamente muoversi insieme nello spazio e ciò dimostrerebbe che quasi certamente costituiscono un sistema fisicamente legato e che, di conseguenza, sono situate alla stessa distanza da noi. Questa, riveduta recentemente per difetto, è risultata essere di 325 anni luce; perciò, con semplici conti, si deduce che la principale è circa 1400 volte più brillante del Sole. Presenta altresì una leggera variabilità, con un'oscillazione inferiore ai 2 decimi di magnitudo in 4 giorni, dimostrata nel 1910 da E. Hertzsprung e in base alla quale sarebbe stata annoverata fra le cefeidi.
La Stella Polare rimarrà sempre la stella polare? Certamente no. Non lo è stata in passato, né lo sarà nel lontano futuro a causa del fenomeno della precessione degli equinozi. Infatti, poiché l'asse terrestre, inclinato di 23 gradi e mezzo sul piano dell'eclittica, compie, analogamente al movimento di una trottola, una rotazione
in 26.000 anni, anche il punto d'intersezione del suo ideale prolungamento con la sfera celeste percorrerà, nello stesso tempo, una circonferenza (che nella realtà non si chiude, ma qui le cose si complicano!) di ampiezza doppia dell'inclinazione dell'asse e il cui centro viene denominato Polo dell'Eclittica. Nel percorrere questa circonferenza il punto passerà via via nei pressi di alcune stelle brillanti che nei millenni futuri si disputeranno l'onore di essere il punto di riferimento del nostro emisfero. Fra questa possiamo ricordare Vega che sarà la Polare fra circa 12.000 anni. Nell'anno 4000 ciò spetterà alla Gamma Cephei e attorno al 14.000 alla brillante Vega, ma attenzione: queste stelle non coincideranno però esattamente col polo nord celeste, proprio come non vi coincide l'attuale polare, la cui distanza minima — attorno ai 45' — verrà raggiunta nel 2100 (v. cartina).
Di luminosità pressoché simile è anche Beta UMi, altresì nota come Kochab, che probabilmente deriva dalla radice semitica che sta per "stella". È una gigante giallo-arancia di magnitudo 2.1 distante un centinaio di anni luce e circa 100 volte più brillante del Sole.