Quando ammiriamo il luccichio della volta stellata, la maggior parte delle volte ci risulta arduo vedere nelle varie costellazioni i personaggi o gli animali che vogliono rappresentare. Spesso ci sembra tutto così fantasioso! Eppure, come già accennato nella breve parte introduttiva, riteniamo che lo studio delle costellazioni sia fondamentale per un astrofilo, perché sapersi bene orientare fra gli innumerevoli astri che ci sovrastano è importante per chi vuole conoscere il cielo quanto lo è per un metropolitano riuscire sempre a districarsi nel bel mezzo di una rete stradale cittadina.
La costellazione...capostipite, quella cui normalmente si fa riferimento per trovare le altre e, forse proprio per questo, la più famosa, è l'Orsa Maggiore, anche se per la maggior parte dei neofiti essa si identifica con un asterismo di 7 stelle relativamente brillanti noto come il "Gran Carro" (e come tale immortalato anche nella celebre Notte Stellata di Van Gogh). In realtà, la costellazione è molto più vasta, perché con un'estensione di 1280 gradi quadrati è preceduta soltanto dall'Idra e dalla Vergine.
Contrariamente a quanto si potrebbe credere, l'Orsa Maggiore non è completamente circumpolare alle nostre latitudini, dal momento che si estende sino a 30 gradi circa di declinazione; circumpolari sono invece le 7 stelle del Carro che nell'antica Roma simboleggiavano 7 buoi, perché col loro lento vagare attorno al polo nord celeste richiamavano alla mente questi docili animali addetti all'aratura; in latino venivano chiamati triones e da questi septem triones (sette buoi, appunto) è derivato il nostro settentrione, termine usato per indicare il nord.
Alle stelle del Gran Carro sono state assegnate le prime 7 lettere dell'alfabeto greco, mentre i rispettivi nomi arabi sono significato talvolta oscuro, perché molto dipende dai miti che vi si ricollegano. Pare comunque assodato che l'orsa in questione altri non è se non Callisto, la bella figlia di Licaone amata da Zeus e da questi trasformata nel plantigrado per sottrarla all'ira funesta di Era.
Dubhe in un'immagine di M. Palomar. Si noti la compagna subito a dx in basso del disco di Airy
Alfa Uma o Dubhe ("dorso dell'orsa") è una gigante rossa di magnitudo 1.8 e distante 124 anni luce. Possiede una compagna di 7ª a poco più di 6 primi di distanza verso sud-ovest che con ogni probabilità è fisicamente legata alla principale. Entrambe sono a loro volta doppie: la prima è una doppia visuale, anche se la separazione (0,8 secondi!) e la differenza di luminosità tra le due componenti (3 magnitudini) la rendono estremamente critica da separare; la seconda è soltanto una doppia spettroscopica.
Beta o Merak ("lombo") è una stella bianca di magnitudo 2.4 distante 62 anni luce e con una luminosità 40 volte superiore a quella del Sole.
Gamma o Phachd (oppure Phechda, "coscia") è un'altra stella bianca di magnitudine 2.5 e distante 75 anni luce e 50 volte più brillane della nostra Stella.
Delta o Megrez ("radice della coda") è la più debole dell'asterismo, essendo soltanto di 3ª grandezza. È una stella bianca 16 volte più brillante del Sole che da molti era stata ritenuta una variabile a lunghissimo periodo, ma sembra che ciò sia in realtà imputabile a errori di stima fatti nel passato. La distanza di Megrez è di 65 anni luce (a poco meno di 1.5 gradi NE si trova la curiosa coppia di stelle denominata M40).
Proseguendo lungo il Timone del Carro troviamo Epsilon o Alioth ("coda della pecora orientale"?); è ancora una stella bianca di magnitudo 1.8, una 60-ina di volte più brillante del Sole e distante 62 anni luce.
Mizar e Alcor in un'immagine di M. Palomar
La più interessante, però, è Zeta o Mizar ("grembiule", un nome assegnatole nel XVI secolo da C. Scaligero), senza dubbio la più famosa stella doppia del cielo. Non occorre una vista particolarmente acuta per accorgersi di una compagna più debole situata a una dozzina di primi verso est. È strano che questa stellina non sia stata ricordata nell'antichità, ma ciò si potrebbe spiegare col fatto che l'astronomo persiano Al Sufi nel X secolo l'aveva stimata di magnitudo 5.6, il che farebbe pensare che nel corso dei secoli sia aumentata di luminosità sino al valore attuale che è un paio di magnitudini più debole della primaria. Ciò spiegherebbe altresì perché non compare nel celebre catalogo che Tolomeo pubblicò nell'Almagesto. Mizar e Alcor
("cavaliere", così si chiama la compagna) sono però a loro volta doppie. Mizar è un facile bersaglio per qualunque cannocchiale, perché è costituita da 2 stelle bianche separate da poco più di 14", ciascuna delle quali è una doppia spettroscopica con periodi rispettivamente di 20 giorni, per la più luminosa delle 2 (denominata Mizar A), e di 182 giorni per l'altra (Mizar B). Sembra proprio di trovarsi di fronte al gioco delle scatole cinesi!
Anche Alcor è una doppia spettroscopica che, come pare ormai confermato, è gravitazionalmente legata a Mizar; tuttavia, data la loro distanza reciproca di 1/4 di anno luce, il periodo orbitale che ne risulta è di circa 800.000 anni. Se da ultimo consideriamo il fatto che piccolissimi spostamenti periodici di Mizar B fanno sospettare fortemente la presenza di una stella che orbita intorno alla coppia in poco meno di 4 anni, possiamo tranquillamente affermare che
Zeta Ursae Maioris, la cui distanza è circa 80 ani luce, è addirittura una stella... settupla!
L'ultimo membro del "Carro" è la Eta che possiede 2 nomi: Alkaid e Benetnasc, entrambi derivati da Al-kaid al-Benat al-Nasc ("il capo delle prefiche"). È una stella azzurra di magnitudo 1.9 distante un centinaio di anni luce. Sia quest'ultima sia la Alfa si muovono nello spazio in direzioni completamente diverse dalle altre 5 stelle, ragion per cui l'asterismo che vedranno i nostri lontani pronipoti avrà perduto la sua caratteristica forma.