Scultore
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E' una costellazione australe situata subito a est del Pesce australe e considerata, assieme a una decina di altre, piuttosto scialba, in quanto ideata raccogliendo qua e là alcune stellucce spesso sottratte ad altre costellazioni più note. Chiamata originariamente da La Caille Apparatum Sculptoris, ossia il Banco dello Scultore, copre 475 gradi quadrati e pur essendo molto bassa è tuttavia contenuta entro i -40 per cui può essere osservata nella sua interezza da ogni località italiana. Occupa la plaga celeste situata a sud del Cetus ed è compresa fra alcune stelle relativamente brillanti come Fomalhaut (α Piscis Australis), Deneb Kaitos (β Ceti) e Ankaa (α Phoenicis, una bella stella giallo-arancia di 2ª grandezza, riportata al bordo inferiore dell'immagine qui sopra) e questo ne facilita in qualche modo l'individuazione. Le stelle più brillanti dello Scultore sono però soltanto di quarta grandezza e anche quelle di fondo sono in numero esiguo, a causa della notevole distanza dal piano della Via Lattea; di fatto, il polo sud galattico ricade proprio in questa costellazione (è marcato da una crocetta rossa), ed è situato a poco meno di un grado SW dall'ammasso globulare NGC 288.
L'interesse per questa costellazione è principalmente legata a un paio di galassie famose — NGC 55 ed NGC 253 — per le quali, però, rimando all'apposita sezione osservativa. E' comunque doveroso, anche in questo caso, ricordare almeno le due stelle principali, ossia Alfa e Beta; si tratta di due stelle azzurre di magnitudo rispettivamente 4.3 e 4.4. La prima è una gigante leggermente variabile (con ampiezza tuttavia inferiore a 1 decimo di magnitudo) distante 670 anni luce, oltre 5 volte più massiccia del Sole e con una luminosità 1700 volte superiore; presenta uno spettro alquanto peculiare che mostra righe di assorbimento dell'elio insolita- mente deboli per un astro di questa classe. La seconda è invece distante 180 anni luce, ha una massa tripla a quella del Sole e una luminosità un'ottantina di volte superiore.


Immagine dell'Uranographia di J. E. Bode del 1801 che mostra alcune delle costellazioni introdotte da LaCaille.

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