Unicorno
(se usi lo smartphone clicca sull'immagine)

Durante le serate invernali è possibile rintracciare, a est di Orione, l'evanescente Monoceros o Unicorno, costellazione equatoriale estesa 480 gradi quadrati e delimitata da stelle poco luminose; per di più è situata sullo sfondo della Via Lattea, nonostante che il ramo invernale sia decisamente più debole di quello estivo; ciò non deve sorprendere, perché quando guardiamo tra il Cigno e il Sagittario, tipiche costellazioni estive, noi dirigiamo lo sguardo verso il centro della Galassia e dal momento che il Sistema Solare è situato verso la periferia del disco galattico, a circa 2/5 della distanza che ci separa dal centro, va da sé che osservando il cielo nella direzione opposta incontriamo una densità stellare molto minore e di conseguenza la stessa Via Lattea ci appare più pallida. A rigor di termini il punto opposto al centro galattico si trova al confine tra il Toro e l'Auriga, ma anche queste ultime sono, per l'appunto, considerate costellazioni invernali e difatti non sono prospetticamente distanti dal Monoceros.

Unicorno (da Hyperborea.Live)
Ma è esistito realmente l'unicorno?
Nell'antichità non furono pochi a riferire di aver visto questo mitico quadrupede simile a un cavallo dotato di magici poteri. Persino Shakespeare, in epoca rinascimentale, si riferiva ad esso come a un "incredibile animale" nel III atto di La Tempesta. Il mito del monocero ha avuto origine con ogni probabilità in Oriente, in particolare in India e Cina ove veniva venerato come un animale sacro, e da qui giunse nell'antica Grecia. Lo storico Ctesia di Cnido, che fu anche medico alla corte persiana di Artaserse II, è forse il primo che ce ne parla: aveva il corpo bianco, la testa fulva e un corno in mezzo alla fronte lungo una cinquantina di centimetri; questo era bianco all'attacco, nero nel mezzo e rosso all'estremità. Finemente polverizzato, dopo la morte dell'animale, aveva la capacità di fungere da potente antidoto, nonché quella di proteggere da gravi patologie come l'epilessia. Si tramandava anche che il monocero fosse un animale molto docile, incapace di fare del male e dotato di una particolare sensibilità che lo rendeva capace di evitare imminenti pericoli. Inoltre era talmente prezioso che sulla Terra si poteva trovare solo un esemplare alla volta...
È però doveroso ricordare che si tratta di una costellazione relativamente recente: la più antica guida stellare, vale a dire i Phenomena di Arato non ne fanno menzione e lo stesso Tolomeo, nel II secolo d.C. non aveva annoverato la costellazione fra quelle che aveva aggiunto. Non appare neppure nella celebre Uranometria del Bayer, ragion per cui dovremmo aspettarci che nessuna delle sue stelle rechi lettere greche che difatti sono state introdotte successivamente; la tradizione suole assegnare queste lettere alle 6 stelle più brillanti, dalla Alfa alla Zeta. Fu solo Petrus Plancius, teologo e geografo calvinista fiammingo, a concepire nel 1613 l'Unicorno e a riportarlo in alcune mappe celesti, l'ultima delle quali è del 1649.
Alfa Monocerotis è situata presso il confine sud-orientale della costellazione; è una stella giallo-arancio di 4ª magnitudo distante 176 anni luce 66 volte più brillante del Sole.
Beta è una magnifica stella tripla osservabile in piccoli strumenti a 50-60 ingrandimenti; le due componenti più brillanti sono due astri azzurri di 5ª grandezza che differiscono di mezza magnitudo separate da poco più di 7 secondi in angolo di posizione 132°, ossia lungo la direzione NW-SE; si ricordi che l'angolo di posizione o AP (PA nei testi inglesi) si misura a partire da nord girando in senso antiorario; il punto di riferimento è convenzionalmente la stella più brillante. A 10 secondi in AP 124° (cioè sempre a sud-est) si trova la terza componente, un'altra stella azzurra di 6ª grandezza e della stessa classe spettrale; non ci possono dunque essere dubbi che il terzetto, situato a una distanza di 720 anni luce, è fisicamente legato.

β Monocerotis (schizzo dell'autore)
Gamma si trova 3 gradi e mezzo all'incirca verso ovest, non molto distante dal confine con Orione. È un astro molto simile alla Alfa sia come colore, sia come luminosità; solo la distanza è di poco superiore, ammontando a 215 anni luce.
Spostandoci di 15 gradi verso nord-est, presso il confine col Cane Minore troviamo la Delta, stella bianca ancora una volta di 4ª grandezza, distante 200 anni luce e 80 volte più brillante del Sole.
Sempre di 4ª grandezza, e solo un paio di decimi di magnitudo più debole, è la Epsilon, anch'essa bianca, anche se di classe spettrale leggermente più avanzata; è distante 175 anni luce ed è 60 volte più brillante della nostra Stella; si potrebbe pensare, tutto sommato, a un astro simile al precedente se non fosse per il fatto che è una delle tante stelle doppie del firmamento; a 13 secondi o poco più in AP 27° si trova, infatti, una compagna di identico colore, ma di 2 magnitudini più debole; sono sufficienti poche decine di ingrandimenti per essere separate e al limite potrebbe bastare un binocolo 20 x 80 purché di buona fattura ed esente, quindi, da astigmatismo a centro campo.
Fra le altre numerose stelline che punteggiano la costellazione c'è n'è una su cui vorremmo concentrare un momento la nostra attenzione: la 15 o S Monocerotis, situata verso nord a un paio di gradi dai Gemelli; questa stella è, con ogni probabilità e parlando in termini assoluti, la più luminosa dell'intera costellazione; è infatti una delle pochissime rappresentanti della prima classe spettrale (è precisamente una O7) visibili a occhio nudo; altri esemplari di questa categoria sono Yota e Lambda Orionis, Alfa Camelopardalis, nonché la bassissima Zeta Puppis, tutte visibili nello stesso periodo dell'anno; sono stelle molto calde e massicce, nonché dotate di una vita relativamente breve, tant'è che l'ammasso a cui è associato S Mon ha un'età stimata attorno molto minore di quella di h e χ Persei che si aggira sul milione di anni. S Monocerotis è oltre 200.000 volte più brillante del Sole e consiste in un sistema binario molto stretto formato da 2 stelle che, secondo recenti misure dell'HST, sono distanti 26 Unità Astronomiche e confinate su un'orbita particolarmente eccentrica.

INIZIO PAGINA